Viaggio alle radici del cibo 1: il pomodoro

Viaggio alle radici del cibo 1: il pomodoro

Primo post del nostro Flog (Food blog): il pomodoro!

Eccoci qua! Questo 2020 si sta presentando come un anno davvero particolare, imprevedibile, complicato, ma soprattutto con grandi limitazioni ai viaggi. Anche se fermi, noi continuiamo a muoverci lo stesso e per questo abbiamo deciso di lanciare una nuova rubrica chiamata “Viaggio al centro del cibo” che accomuna le due grandi passioni che hanno mosso ALTERRATIVE fin dal suo inizio: il cibo e il viaggio.

Tutte le realtà che abbiamo incontrato durante il nostro giro del mondo le abbiamo individuate perché il loro lavoro è, in qualche modo, legato alla protezione e promozione della sovranità alimentare. La sovranità alimentare è il diritto di avere accesso a cibo sano e a controllare le risorse necessarie alla sua produzione: terra, acqua, semi e le politiche che influenzano questi elementi.

Questa volta il viaggio sarà virtuale, alla scoperta del cibo, delle sue origini, proprietà nutritive e del suo impatto sociale, culturale, ambientale ed economico sulle nostre vite e sul nostro amato pianeta Terra.

Da quando eravamo in Giordania abbiamo preso l’abitudine di mangiare la pizza il giorno prima di iniziare la giornata lavorativa, che in Giordania era il sabato e ora, a Londra, la domenica, come a voler concludere in bellezza il fine settimana.

Perciò vogliamo aprire questa rubrica con un cibo davvero speciale: il pomodoro, il re della cucina italiana, protagonista indicusso del nostro piatto nazionale, (e del nostro piatto domenicale!) la pizza, ma onnipresente nella dieta mediterranea. Come non pensare ai tanti sughi per la pasta, alla bruschetta ma anche ai gustosissimi gazpacho e salmorejo della cucina andalusa, per esempio.

Il pomodoro è una bacca, appartenente alla stessa famiglia delle melanzane, originaria del centro-sud America importato in Europa nel 1540 e diffusosi dapprima come pianta ornamentale e solo successivamente come pianta per uso alimentare. Gli Aztechi lo chiamarono xitomatl, e già lo utilizzavano come salsa, nome simile al termine spagnolo “tomate” e inglese “tomato” mentre in francese e spagnolo si afferma un nome più romantico che deriva da “pomme d’amour” termine francese utilizzato per la pianta in quanto si pensava avesse proprietà afrodiasiache. I pomodori orginali erano più simili a quelli che oggi chiamiamo “pomodorini” che al comune pomodoro che ha raggiunto le sue attuali dimensioni, forme e colori grazie a secoli di incroci genetici.

Il pomodoro è fatto al 95% di acqua, ma dal punto di vista nutrizionale è una vera bomba: poche calorie e molti principi nutritivi come la vitamina C, il potassio, la vitamina K e la folacina.

Il più grande produttore mondiale di pomodori è la Cina con 61 milioni di tonnellate all’anno[1], per avere un’ idea, la sola Cina in un anno produce 1 chilo e 200 grammi di pomodori per ogni abitante del pianeta Terra (circa 7,7 miliardi). L’Italia è invece invece settima dietro a India, Stati Uniti, Turchia, Egitto e Iran. Tutta questa enorme produzione richiede ovviamente moltissima acqua se si pensa che, in media, per produrre un chilo di pomodori servono 214 litri d’acqua (contro il 15,400 litri di acqua per un chilo di carne bovina o gli oltre 17,000 per un chilo di cioccolata) [2]

Oltre all’uso alimentare ci sono anche usi più divertenti per il pomodoro come quello della tomatina di Buñol (vicino Valencia). Questa festa, discutibile per lo spreco di tonnellate di pomodori, ha origine nel 1945 durante la festa dei Giganti e testoni, in cui è nata una rissa spontanea tra giovani che hanno utilizzato dei pomodori come armi. La polizia ha disperso i manifestanti, ma l’anno successivo si ripeté il medesimo scenario con la differenza che i manifestanti si portarono i pomodori dalle loro residenze. Le autorità locali, dopo aver osteggiato tale iniziativa per diversi anni, dal 1957 si fecero promotrici di tale iniziativa e dal 1980 il comune fornisce esso stesso l’ortaggio. Nell’edizione del 2011 erano presenti 40.000 partecipanti provenienti da tutto il mondo e sono state utilizzate 122 tonnellate di pomodori.

Chiudiamo augurandovi buon appetito con questa allegra canzone: Viva la pappa col pomodoro

[1] http://www.fao.org/faostat/en/#data/QC/visualize

[2] https://www.theguardian.com/news/datablog/2013/jan/10/how-much-water-food-production-waste

@LTERR@T!VE

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